Gabriele Eschenazi
Gabriele Nissim
Ebrei invisibili
Mondadori
Milano 1995

ISBN 88-04-37241-9


  La copertina del libro


home page
il libro
Gabriele Nissim
  Un libro sulla storia degli ebrei dell'Europa centro-orientale dal 1945 a oggi

Dopo la seconda guerra mondiale, nell'Europa centro-orientale molti ebrei scampati alla Shoà abbracciarono il comunismo nella speranza di costruire un mondo nuovo, senza antisemitismo e senza differenze etniche e religiose. Le loro scelte furono spesso motivo di incomprensioni tra loro e le società in cui vivevano e nelle quali cercavano l'integrazione.
Per gran parte delle popolazioni, infatti, il comunismo e l'arrivo dell'Armata Rossa rappresentarono la sconfitta nella guerra e la perdita dell'indipendenza, mentre per gli ebrei significarono una nuova speranza di salvezza e di integrazione nella società.
Queste diverse percezioni dei nuovi regimi comunisti originarono nuovi stereotipi. In particolare si sviluppò il mito della cosiddetta "giudeocomune". Il nuovo totalitarismo veniva identificato in un presunto potere ebraico e questo avveniva proprio nei paesi nei quali milioni di ebrei erano scomparsi per mano di Hitler, ma anche per la pesante complicità di regimi filonazisti e per l'indifferenza della società civile. Paradossalmente in alcune situazioni gli ebrei furono addirittura considerati nel dopoguerra dalla popolazione i soli beneficiari dei nuovi assetti geopolitici dell'Europa d'oltre cortina.
Il libro Ebrei invisibili racconta questa storia ancora oggi quasi sconosciuta degli ebrei sopravvissuti. Gli autori Gabriele Nissim e Gabriele Eschenazi esplorano il rapporto del tutto particolare tra gli ebrei e l'ideologia comunista, le storie dei leader "ebrei" stalinisti, i traumi subiti da una generazione che in più occasioni vide i suoi sogni frustrati, la politica dei nuovi regimi sulla questione ebraica, il ruolo di Israele, la rimozione della specificità ebraica della Shoà, la nuova condizione ebraica nel post-comunismo.
Questo libro è uno strumento utile per capire come nella nuova Europa nata dal collasso del comunismo la questione ebraica si presenti oggi all'est con caratteristiche del tutto diverse che all'ovest. La condizione esistenziale degli ebrei che per quarant'anni sono vissuti nel totalitarismo è radicalmente diversa da quella di chi dal dopoguerra in poi ha goduto della democrazia.
 


L'edizione in ebraico, uscita da Zmora nel 1997
L'edizione in ebraico, uscita da Zmora nel 1997
 
A ciascuna nazione è dedicato un capitolo a sé stante, e frequenti sono i raffronti fra le diverse realtà, che spesso hanno punti in comune, ma anche imprevedibili diversità - come nel caso anomalo della Bulgaria. Il tutto è corredato da ampie introduzioni storiche specifiche per ogni paese sul periodo della guerra e prima di essa.
Il libro è scritto in stile giornalistico e, pur affrontando temi molto complessi, è di facile lettura. L'opera tiene conto di tutta la pubblicistica esistente sul tema e si basa su informazioni approfondite raccolte in quattro anni di indagini condotte con la collaborazione di studiosi e centri di ricerca, primo fra tutti il Centro Internazionale Vidal Sassoon per lo studio dell'antisemitismo, con sede a Gerusalemme.
 
   
Testimonianze dirette inedite raccolte dagli autori si alternano a dati e notizie storiche in modo tale da dare la possibilità al lettore di immedesimarsi e capire meglio la realtà delle comunità ebraiche nei paesi comunisti. Fra i duecento intervistati (non tutti citati nel libro) ci sono molti personaggi di prestigio, protagonisti della vita ebraica e della storia politica del loro paese.
In Polonia: il professor Jerzy Shapiro, neurochirurgo di fama mondiale e medico nel ghetto di Varsavia; la professoressa Krystyna Kersten, la più famosa storica polacca; Konstanty Gebert, consigliere di Solidarnosc; gli storici Stefan Meller e Jerzy Jedlicki; Barbara Torunczyk, nota esponente del dissenso polacco e dirigente di Solidarnosc; Krysztof Wolicki, giornalista ed ex-comunista; l'intellettuale Stanislaw Krajeski e la scrittrice Teresa Prekerowa, nota per le sue ricerche sui polacchi che hanno aiutato gli ebrei perseguitati durante la guerra.
In Ungheria: i filosofi Sandor Radnoti, Agnes Heller e Ferenc Feher; Itsvan Csurka, scrittore e politico antisemita, gli storici Andras Gero e Gyorgy Litvan; Miklos Vasarhelyi, ex-portavoce nel '56 di Imre Nagy e noto dissidente; Erno Lazarovits e Gyorgi Bolmann, attuali esponenti di spicco della comunità ebraica; il sociologo Andras Kovacs; Georgy Gado, deputato liberal-democratico ed esponente della comunità ebraica; Ferenc Kosgez, deputato ed ex-dissidente.
In Bulgaria: Victor Shem Tov, sionista bulgaro poi segretario del partito socialista israeliano Mapam; gli storici Moshe Mossek e Shlomo Shealtiel; Nicolaiev Radan, studiosa e direttrice della sezione bulgara di Radio Free Europe; Isaac Levi, esponente di spicco degli ebrei comunisti.
In Romania: Moshe Rosen, rabbino capo di Romania; Ovid Crohmalniceanu, scrittore e critico letterario; Leon Volovici, storico del Centro lo Studio dell'Antisemitismo di Gerusalemme; il professor Yanku Fisher, decano della facoltà di lettere classiche all'università di Bucarest; il professor Paul Cornea, decano della facoltà di letteratura rumena all'università di Bucarest; il filosofo marxista Henry Wald; Silviu Brucan, ex-ambasciatore rumeno all'Onu dal 1959 al 1962 e oppositore di Ceausescu; Tatiana Pauker, figlia di Ana Pauker celebre dirigente comunista degli anni '50; i giornalisti Uri Valurianu, Andrej Cornea e Toma Roman; lo storico Michael Shafir.
Nella Repubblica Ceca e in Slovacchia: Livia Rothkirchen, ricercatrice del centro Yad Vashem di Gerusalemme; lo storico slovacco Pavol Mestan; il filosofo Pavel Bergman; lo scrittore Yoseph Klansky, ex-comunista; Eduard Goldstücker, ex-presidente dell'Unione degli scrittori e protagonista della "primavera di Praga"; Ota Ernst, ex-direttore del teatro nazionale di Praga; Bedrich Nossek, attuale direttore del Museo ebraico di Praga; Fedor Gal, uomo politico slovacco; la giornalista Susanna Satmari, leader di Charta '77 a Bratislava.
In Germania: Peter Kirchner, medico e presidente della comunità ebraica di Berlino est dal 1971 al 1989; Helmut Eschwege, lo studioso di storia ebraica più importante della Germania orientale; Andrei Brie, attuale vicesegretario del Pds (ex-comunisti); Salomea Jenin, attivista comunista; la cantante yiddish Jalda Ribling; Peter Honigmann, attuale direttore dell'archivio degli ebrei di Germania; il professor Julius Schöps, direttore del centro Moses Mendelsohn per gli studi europeo-ebraici dell'università di Potsdam.
Tutti gli intervistati sono stati incontrati nel corso di lunghi e ripetuti viaggi nei loro paesi di origine e in quelli dove attualmente risiedono.

 
 << torna indietro
 << pagina iniziale
  this page in
English
  layout by KIWI, Milano
copyright © 1998-2003 Gabriele Nissim
privacy & cookie