Dimitar Peshev

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Articoli sul libro "L'uomo che fermò Hitler"


Il Sole - 24 Ore, 14 ottobre 1998


Storia
Peshev, L'eroe del bene

di Marco Innocenti


È una storia vera, triste, malinconica, esemplare. È la storia di Dimitar Peshev, un nome che è appartenuto a un uomo giusto e dimenticato, un piccolo uomo con lo spessore di un eroe.

 
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  Nel marzo 1943 Peshev, informato dell'imminente deportazione di 48mila ebrei bulgari, riuscì a impedire con un'iniziativa temeraria che i treni diretti ad Auschwitz partissero. Era vicepresidente del Parlamento di Sofia, aveva in mano carte buone ma rischiose, le mise sul tavolo e vinse. I nazisti furono beffati, gli ebrei bulgari si salvarono.

Per Peshev, l'uomo che aveva giocato i nazisti, la partita non era chiusa. Quando, con l'arrivo dell'Armata Rossa, a Sofia salirono al potere i comunisti, la sua figura di uomo libero divenne un bersagIio obbligato. Processato, condannato, incarcerato, trascorse il resto della sua vita prima in prigione poi confinato in casa, senza lavoro, senza denaro, senza un''identità civile, prigioniero di un regime che aveva cancellato anche la speranza.

Quando morì, nel 1973, lasciò una grande eredità morale. La sua figura è ora ricordata da Gabriele Nissim in un libro - L'uomo che fermò Hitler - che è un omaggio sentito alla "banalità del bene" e a un uomo con una coscienza.


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