Dimitar Peshev

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Wolfgang Thierse
Presidente del Bundestag
Berlino, 21 marzo 2000



Gabriele Nissim ha scritto un libro affascinante sull'uomo che nel 1943 ha impedito la deportazione di 48.000 ebrei bulgari ad Auschwitz. Tuttavia Peshev non si è mai visto come un eroe: chiunque al suo posto l'avrebbe potuto fare.
Ma dopo la lettura del libro di Nissim non si può essere d'accordo. Molti altri avrebbero avuto anche loro la possibilità di aiutare, ma non lo fecero per paura o per opportunismo. Per questo l'esempio di Peshev dimostra come fu decisivo il passo dal "avrebbe potuto fare" all'azione vera e propria. Questo vale anche oggi per la minaccia alla democrazia parlamentare e sopratutto ai diritti dell'uomo. La cosa più pericolosa è il non parlare, il non guardare, la leggenda che non si sapeva niente e che comunque non si sarebbe potuto fare niente.

La storia di Peshev è una storia contro il dimenticare. È un libro contro le falsificazioni della Storia messe in atto dai comunisti dopo il '45. Come in un mondo orwelliano hanno inventato la loro leggenda del salvatore. Ma soprattutto questo libro è un'arringa per la responsabilità di ogni individuo e prima di tutto di ogni deputato eletto democraticamente.
Con la sua scrittura chiara e comprensibile, Nissim, nel suo saggio, sa differenziare storicamente. Non ealta Peshev come un santo ma mostra in modo molto convincente come Peshev all'inizio sia stato soggetto a illusioni ed errori. Solo con la espropriazione degli ebrei cominciò a pensare. Quando gli amici ebrei lo avvertirono, agì con decisione. In questo modo è riuscito a salvare gli ebrei che già aspettavano davanti ai treni pronti per il viaggio ad Auschwitz.
Un merito particolare di Peshev fu di aver capito che a quel punto aveva raggiunto solo un successo parziale. Così sottopose il caso al parlamento e fece di tutto per rendere pubblica la deportazione.

La storia della persecuzione nazista degli ebrei anche in Germania conosce episodi - per esempio quello delle donne della Rosentrasse - in cui dei singoli individui hanno cercato di opporre resistenza, e con successo. L'azione coraggiosa di Peshev incoraggiò altri uomini politici, intellettuali e alti funzionari della chiesa a lanciare pubblicamente la loro protesta. Ciò ha portato prima alla sospensione e poi alla revoca dell'ordine di deportazione.
Il libro di Gabriele Nissim non nega che non si sia riusciti (e che non si sia cercato seriamente) a salvare i 12.000 ebrei della Tracia e della Macedonia che sono morti quasi tutti ad Auschwitz.
Il libro di Nissim è impressionante proprio perché parla in modo differenziato e franco di queste verità storiche. E vale anche la pena leggere della vita di Peshev sotto il comunismo, la vita di un eroe silenzioso di cui, quando morì, solo pochi si sono ricordati.
Solo la fine del comunismo e i cambiamenti in Europa hanno permesso di portare alla luce la verità. In Israele e in Bulgaria negli ultimi anni i meriti di Peshev sono stati riconosciuti. E il parlamento bulgaro onora la memoria del suo ex-vicepresidente con l'edizione della versione bulgara del libro.
Ora, la traduzione tedesca fa sì che anche i lettori tedeschi possano conoscere la storia interessantissima della Bulgaria dalla prima guerra mondiale fino alla fine del comunismo e soprattutto il ruolo particolare di Peshev. Per questo ho accolto con grande gioia la richiesta del mio collega Sokolov di presentare questo libro sotto i miei auspici.

Peshev è un esempio - e non solo per deputati e politici, ma per ciascuno di noi -a non chiudere gli occhi se nella nostra società di oggi sono predicati o praticati emarginazioni di tipo razziale, odio e violenza. Peshev ha spiegato così i motivi che l'hanno spinto a prendere l'iniziativa:
"Il silenzio sarebbe stato contrario alla mia coscienza e al mio senso di responsabilità di deputato e di uomo".
Questo già dice tutto.
Speriamo che il coraggio di Peshev trovi molti emulatori, soprattutto contro i tentativi quotidiani di emarginare le minoranze. Auguro molti lettori tedeschi a questo libro.
Pochi libri come questo ci informano sui meccanismi dei crimini contro l'umanità, ma anche delle possibilità di ogni individuo di opporvisi agendo con decisione.



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